Informazioni e consigli

Cose da sapere, per saper fare e non sbagliare troppo. Comunque, è sempre dagli errori che s'impara di più. Importante è non scoraggiarsi. 

Terreno e sua preparazione
I principali elementi presenti nel terreno sono: sabbia, argilla, calcare, humus
La descrizione di ciascuno di questi elementi permetterà di conoscere meglio il terreno di coltivazione e, se necessario, opportunamente correggerlo. O forse...cambiar pianta. 

La sabbia ha una grande importanza, rende il terreno poroso e quindi ne facilita l'aerazione e la penetrazione dell'acqua. Le terre prevalentemente sabbiose hanno, invece, scarso valore come terreno coltivabile.

L'argilla è il maggior costituente di una buona terra coltivabile, perché vi apporta sostanza ed elasticità. La rende pastosa e plastica, proprietà che le conferisce il potere di mantenere a lungo la freschezza e di arrestare la dispersione dei sali nutritivi. Tuttavia, la sua presenza non deve essere in eccesso. I terreni eccessivamente argillosi sono d'impasto tenace, induriscono mentre asciugano e diventano vischiosi e pantanosi quando si bagnano. Tanto in un caso come nell'altro sono impenetrabili all'aria e quindi asfittici. 

La calce accelera la nitrificazione e la decomposizione delle materie organiche. Il suo potere alcalino corregge l'acidità del terreno. Quand'è in eccesso, le piante diventano clorotiche. Il carbonato di calcio è sempre presente nel suolo e nei tessuti delle piante: le calcifughe lo detestano, le calcicole lo gradiscono.

L'humus ha un aspetto di colore bruno scuro, essendo costituito da residui vegetali o animali decomposti. Si trova nella parte più superficiale del suolo. Lo rende friabile, leggero e poroso, quindi facilmente penetrabile all'ossigeno. Ha potere assorbente. Trattenendo l'umidità, conserva a lungo la freschezza nel terreno e con essa i sali fertilizzanti. Assorbe e mantiene il calore solare e favorisce lo sviluppo dei nitrobatteri, contribuendo nell'insieme a migliorare le condizioni fisiche del suolo. La sua acidità corregge l'alcalinità dei terreni calcarei. 

E' consigliabile che i lavori di preparazione del terreno siano fatti in tempo utile, vale a dire in modo che il terreno stesso sia pronto qualche tempo prima della piantumazione, dopo aver subìto, se è il caso, il necessario assestamento. 

Un terreno che sia già stato coltivato, di composizione normale e che abbia un buon drenaggio, è quanto di meglio potete desiderare. La sua lavorazione sarà rapida e facile: basta vangare e fresare leggermente, mondare dai sassi e dalle radici infestanti ed incorporarvi del buon letame maturo o concime organico. 

Quando il terreno fosse rimasto per lungo tempo incolto e non fosse mai stato scassato, sarà meno fertile e solo dopo una buona lavorazione e concimazione potrà assumere le qualità fisiche e la fertilità che gli mancano. Lavoratelo in due tempi: la prima volta in modo piuttosto grossolano, lasciandolo per qualche tempo in riposo, esposto all'azione del calore o del gelo. La seconda in modo più accurato e, durante la fresatura, incorporate letame o humus.
Quanto più il terreno è magro e mancante di humus, tanto più deve essere costante e abbondante la pacciamatura e la lavorazione profonda 60-70 cm. 

Quando e come piantare
Perché piantare in autunno: 
- temperature più fresche, si fatica tutti (noi e le piante) di meno 
- arrivo delle piogge autunnali e invernali che aiuteranno 
- anche se le piante non paiono crescere nei mesi invernali, in realtà fin dai primi tepori (quelli che noi non percepiamo ancora) cominciano a lavorare sotto terra con il loro apparato radicale
- all'arrivo della bella stagione, la vegetazione potrà così svilupparsi in equilibrio con lo sviluppo radicale. 

Piantare a primavera significa: 
- dover preoccuparsi molto di più delle annaffiature, almeno per tutta la prima stagione di un nuovo impianto 
- dare il tempo e le condizioni, se avete scelto delle piante non rustiche per la vostra zona climatica, di affrancarsi e irrobustirsi durante l'estate, perché possano affrontare bene il primo inverno
- per le piante copri-suolo, dar loro la possibilità di partire subito e tappezzare più rapidamente, bagnandole regolarmente fino a fine estate

Nei giardini molto argillosi a superficie piatta o depressa le piante che temono il ristagno d'acqua devono essere piantate in posizione più elevata, minimo 20 cm sopra il livello originale. (Formare una montagnola proporzionata alle dimensioni della pianta e aggiungere nella buca 1 o 2 palate di sabbia con ghiaia spezzata grossa. Niente torba o terriccio). 

Le piante che hanno bisogno di molta acqua, soprattutto nei mesi estivi, vanno piantate creando alla loro base un'ampia catinella dove convogliare abbondante acqua d'irrigazione. In seguito riempire la catinella di compost o altro materiale da pacciamatura che fermerà una rapida evaporazione e manterrà il terreno sottostante umido e fresco. 

Piede all'ombra e chioma al sole, non solo per Clematis, ma anche per Ampelopsis, Hedera, Lonicera, Parthenocissus. 

Annaffiature
Per quanto concerne l'irrigazione, bisogna aver ben presente che l'impianto automatico o il goccia a goccia non sono la panacea e non risolvono tutti i problemi, anzi, spesso ne creano molti. 
E' importante invece, per quanto riguarda l'acqua, ottenere un giardino che ne diventi autosufficiente o quasi. Dobbiamo far sì che le piante sviluppino un apparato radicale che scenda in profondità, dove possano trovare umidità e frescura. 

Bagnare poco sovente, ma in profondità. E' il modo migliore per stimolare le radici a penetrare nel terreno. 

In inverno, se le precipitazioni sono scarse o inesistenti, ricordatevi di bagnare, nelle ore più calde, i sempreverdi, sia in piena terra che in vaso.

Le "spruzzatine", piccole annaffiature frequenti e superficiali, non servono a niente. Anzi. 

Il primo anno della piantumazione l'irrigazione va tenuta sotto controllo. Può essere questo il periodo in cui l'irrigazione automatica si renderà utile. Per le piante che amano il secco saranno necessarie annaffiature più frequenti, meglio se a mano, subito dopo l'impianto, avvenuto in autunno. In seguito intervallate (ogni 15 giorni-1 mese) fino alla fine della prima estate. 
Per quelle piantate in primavera, le annaffiature successive all'impianto dovranno essere più frequenti (1 volta per settimana) fino alla fine della prima estate dall'impianto. 
Dopo il primo anno o comunque quando la pianta si sia ben affrancata nel terreno, bagnare secondo necessità e tenendo conto della stagione, della temperatura, del tipo di terreno e dell'esposizione.

Aiuta sapere che foglie e fiori sono gli organi di una pianta che più consumano acqua e più ne traspirano, quindi una potatura all'inizio dei mesi più caldi, anche severa se necessario, aiuterà a superare bene questo disagio. E d'autunno la pianta si presenterà come in una nuova primavera.
Potare le Erbacee dopo la prima fioritura per la stessa ragione. Sarà anche un modo per rinforzarle e far loro assumere una forma più compatta e più bella. 

Piante resistenti al caldo e al secco
Le piante che in natura crescono fra sassi, in terreni poveri calcarei e aridi, le piante che hanno bisogno di poco per prosperare, trattate diversamente (leggi concimate e bagnate) si snaturano e finiscono per deperire. 
Le piante da terreno secco non amano i terreni troppo fertili. In un terreno ricco, cresceranno troppo in fretta i primi anni, accorciando così la durata della loro vita. 
E' importante sapere che le piante resistenti al secco hanno un ciclo naturale di riposo estivo. C'è il rischio di farle morire bagnandole in questo periodo. 
Purtroppo l'aspetto esterno della pianta non aiuta a capire in tempo, anzi può trarre in errore. Ingiallimento e foglie secche sono sintomi sia di seccume che di marciume. 

A partire dal secondo anno dall'impianto, le piante che in questo catalogo dichiariamo che resistono bene al secco possono non essere più bagnate. 

Quelle che dichiariamo che resistono al secco, vanno bagnate solo 1 o 2 volte, circa a 1 mese d'intervallo tra l'una e l'altra annaffiatura, se l'estate è eccezionalmente calda e asciutta. 

Quelle che resistono il secco, ma prediligono annaffiature occasionali, vanno bagnate in profondità, ogni 15 giorni, da giugno a fine agosto.

Tenere separate le piante molto esigenti d'acqua da quelle che preferiscono il secco. Se nel progetto vanno accostate o non si vuole fare una distinzione netta tra le une e le altre per motivi estetici, sarà utile ricorrere agli espedienti della montagnola e della catinella (vedi paragrafo "Quando e come piantare").

Pacciamatura
Utilizzare il taglio del prato come pacciamatura. Spargere l'erba tagliata e formare uno strato sottile, solo pochi centimetri, perché più alto tende a fermentare. Il risultato sarà quello di tener lontane le erbacce, trattenere l'umidità, fornire humus al terreno, perché, decomponendosi, l'erba restituisce il suo valore nutritivo alla terra da cui l'ha tratto. 

In autunno le pacciamature possono essere fatte con foglie secche: le migliori sono le foglie di faggio, con risulte di potature sminuzzate, con compost, con humus, con torba. 

Concimi
Da non fare: piantare una pianta non importa come e abbandonarla al proprio destino. Non ci si può aspettare che terreno e piante continuino a dare il meglio di sé, senza essere disposti a dare noi qualcosa in cambio. 
Cosa fare, dunque? Fornire al terreno, con la concimazione, gli elementi nutritivi che, arricchendolo, faciliteranno, di conseguenza, la crescita e il buon sviluppo delle piante. 
I migliori concimi sono quelli organici. Il letame (dal latino laetus = lieto, fertile!) è il concime organico per eccellenza, perché completo e perché migliora la struttura del terreno. Va usato solo ben maturo. Il letame di cavallo è tra tutti il migliore. 
Altri sono: la cornunghia (ricca di azoto), il guano (ricco di azoto e fosforo), la cenere (ricca di fosforo e potassio). 

La migliore concimazione la possiamo ottenere con la pacciamatura (sì, ancora lei). Si tratta di coprire il terreno attorno al piede delle piante con il compost. Otterremo non solo di impedire l'eccessiva evaporazione in estate e i danni del gelo in inverno ma di rallentare la crescita delle erbacce. Di mantenere la terra sottostante soffice e umida. E, soprattutto, di reintegrare il terreno dei residui organici e di arricchirne la struttura. Quanti piccioni con una sola fava!

Compost
Come abbiamo visto sin qui è utilissimo: fatevelo da voi. 
I contenitori in cui prepararlo possono essere acquistati pronti o fatti in casa. Devono essere di facile accesso per riempirli dei materiali da compostare e per togliere la parte già decomposta da usare in giardino. Collocateli in una zona ombrosa. 
Alla base ci deve essere la terra. Quindi uno strato, di 20 cm circa, di ramaglie tagliate grossolanamente o di fascine che permettano l'ossigenazione necessaria al lavoro dei nitrobatteri. Sopra, tutto ciò che è vegetale: foglie secche, avanzi di potature a pezzettini, fiori appassiti, bucce e scarti vegetali di cucina, gusci d'uovo, fondi di tè e di caffè, carta non patinata, quantità moderata di cenere di legna. Aggiungete il letame, se ne avete, in modo che maturi. O la cornunghia. 
Cosa non utilizzare: bucce d'arance e mandarini perché trattate con cera e quindi lentissime a decomporsi. Carne e pesce.
Fate attenzione a un buon bilanciamento tra erba, foglie tenere, materiale verde molto azotato e foglie coriacee, legno e rami contenenti carbonio. 
Il compost non deve disidratarsi, bagnatelo ogni tanto. Rimescolatelo con una forca: in pratica questo succederà ogni volta che prenderete quello pronto per l'uso. 
L'aspetto del compost maturo sarà molto simile alla terra di sottobosco, scuro, leggero e dallo stesso caratteristico profumo. 

Lotta alle erbacce
Il primo anno di un nuovo impianto è necessario togliere, a mano, le erbacce, perché possono essere delle 
concorrenti prepotenti per le nostre piante. Si potrebbe smettere di bagnare, perché con l'irrigazione le male erbe prosperano abbondanti, ma non è sempre possibile passare a un giardino completamente secco. Un buon sistema è impiegare il più possibile come tappezzanti dei sempreverdi. Si limiterà così la germinazione dei semi indesiderati e si otterrà di soffocare le erbacce più resistenti con l'aiuto di tappezzanti a sviluppo più fitto e dal fogliame più spesso. Più pianterete piante copri-suolo, meno cresceranno erbacce. 

Potatura
A cosa serve? A far circolare aria, luce e acqua all'interno della pianta. A deviare il percorso della linfa per indirizzarne la crescita. A modificare la forma della pianta. Ad irrobustirne la chioma. A migliorarne la produttività (fiori, frutti). 

Come potare? Non per lavarcene le mani, ma perché onestamente ci pare la cosa più saggia da consigliarvi: potate solo se avete ben compreso perché lo fate. Potate se siete consapevoli che questa non può essere "la" soluzione a tutti i problemi. Spesso infatti invece della potatura potrebbe essere necessario il trapianto, il diradamento, l'abbattimento, il rinvaso, il cambiamento di esposizione o di terreno, la correzione dei tempi delle annaffiature. 
Potate, soprattutto, quando vi sentirete di conoscere bene il vostro giardino e le sue piante. 
Non potare è senz'altro meno dannoso che potare male. Ed inoltre si è sempre in tempo a farlo. 

Tagliare i fiori, prima che vadano a seme, delle piante erbacee che hanno tendenza a disseminarsi se non si vuole che si trasformino in vere infestanti. 

Le piante che non vanno potate, se non per leggere spuntature di ordine e contenimento: Chimonanthus præcox, Mespilus germanica, Osmanthus, Prunus da fiore.


Coltivazione dei Bulbi

Che cos'è un bulbo? E' praticamente la gemma di una pianta che appartiene a una particolare divisione di vegetali. Questa gemma dà origine a radici e contiene al suo interno i germogli delle foglie e dei fiori che dovranno essere prodotti nella stagione successiva. Negli altri tipi di piante, per esempio le dicotiledoni, se un soggetto è debole all'inizio dell'anno, può con l'aiuto di maggiori cure e nutrimento, arrivare a produrre buoni fiori nel corso della stagione. Ciò non è in nessun modo possibile con i bulbi: nessuna foglia o fiore aggiuntivo che non sia preventivamente nell'embrione del bulbo potrà essere prodotto durante quella stagione. 
Ciò premesso è evidente che questo bulbo non dovrà in nessun modo venire danneggiato. Non potremo far nulla se si trasformerà nel pasto di un roditore, ma dipenderà da noi che si conservi in buona salute. Non permettiamo che marcisca, garantendogli un ottimo drenaggio, o che geli, piantandolo alla giusta profondità e proteggendolo con foglie nei mesi più rigidi.

Il miglior terreno per le bulbose va preparato in modo che risulti leggero, friabile, ben drenato (perché anche i bulbi che richiedono condizioni di relativa umidità non tollerano il ristagno d'acqua) e ricco di sostanze organiche. 

Quando si piantano singoli individui o un numero limitato di bulbose, il buco nel terreno deve essere della giusta profondità e dell'ampiezza approssimativa di una volta e mezzo le dimensioni del bulbo. 

La profondità di interro deve essere uguale all'altezza del bulbo stesso, per quelli che a fine stagione verranno tolti dal terreno. Doppia, per quelli che verranno lasciati a naturalizzare. 

Piantare il bulbo con la parte appuntita rivolta verso Assicurarsi che la base del bulbo entri bene a contatto con il terreno, perché in caso contrario le radici potrebbero non svilupparsi. 

Si ricopra poi il buco con il terreno precedentemente asportato, lo si comprima leggermente e si annaffi. 

Se invece si piantano quantità elevate di bulbose, sarà più facile e veloce scavare un'area della profondità desiderata e piantare i bulbi tutti insieme. Dopo aver scavato la zona prescelta, rastrellarla in modo leggero e collocare i bulbi. 
La distanza tra un bulbo e l'altro varia in genere tra i 10 e i 13 cm. I bulbi molto piccoli come i crochi e simili possono quasi toccarsi. E' bene collocarli a distanze non troppo regolari, per ottenere una fioritura dall'aspetto più naturale possibile.
Spargere infine lo strato dovuto per ricoprire l'area piantumata, premere leggermente e rastrellare con delicatezza. 

Se si vogliono piantare i bulbi in un tappeto erboso, procedere così: con una vanga affilata penetrare il tappeto fino a una profondità di 3/5 cm. Sollevare la zolla e arrotolarla o ripiegarla in modo da scoprire il terreno sottostante. Rimuovere e frantumare il terreno con l'aiuto di una forca per permettere ai bulbi di radicare con facilità. Collocare i bulbi in ordine sparso e alla giusta profondità, ricordando di tener conto dello spessore della zolla di prato con cui ricoprirete il terreno. Ricollocato il tappeto erboso, annaffiare. 

Se è possibile, recidere i fiori appassiti. Serve a non fare andare a seme la pianta e a non sottrarre sostanze allo sviluppo del bulbo. . 

In nessun caso devono essere tagliate le foglie che iniziano ad ingiallire. Vanno lasciate appassire completamente e naturalmente, perché solo così assicuriamo il nutrimento del bulbo e non compromettiamo le future fioriture.


Coltivazione delle Dalie

I tuberi delle Dalie si mettono a dimora tra fine marzo e fine maggio, a seconda della zona climatica, in ogni caso quando sia cessato il pericolo di gelate. 

In terreno preparato e concimato in precedenza, scavare una piccola fossa e interrare il tubero in modo che l'apice risulti coperto da 5/8 cm di terra. Se ha già iniziato a vegetare, i germogli più lunghi vanno lasciati affiorare. Pressare il terreno attorno al tubero e annaffiare copiosamente. 

Nello stesso momento dell'impianto, interrare un tutore di altezza e forza adeguate al futuro sviluppo della pianta. Se questa operazione verrà effettuata quando la dalia avrà già raggiunto una certa altezza, si dovrà fare attenzione a stare ad una certa distanza dalle radici per non lesionarle. Al tutore non dimenticare di legare l'etichetta col nome della dalia. A questo tutore sarà utile legare la pianta quando si renderà necessario sostenerla perché non crolli sotto il peso della sua stessa vegetazione e dei suoi fiori. 

Per rinforzare la pianta, quando questa avrà raggiunto un'altezza di 20/30 cm e avrà emesso 6/8 foglie, asportare l'apice dei germogli al di sopra dell'ultima coppia di foglie. Dalle gemme , alla base delle foglie rimaste, si formeranno nuovi germogli robusti e vigorosi che formeranno lo scheletro della futura pianta. 

Per ottenere fiori più grandi e ben formati occorre sbocciolare, cioè staccare, pizzicando tra indice e pollice, i bottoni florali laterali a quello centrale (quando questo sia ben formato per non danneggiarlo) e tutti quelli ascellari formatisi più in basso. 

Le dalie sono piante molto vigorose e avide d'acqua: pertanto occorre annaffiare ripetutamente durante i mesi estivi, per conservare il terreno sempre ad un giusto grado di umidità. 

Le annaffiature vanno ridotte a fine estate e possono essere sospese del tutto con l'inizio delle piogge autunnali. 

Verso fine ottobre /metà novembre, quando sia cessata l'attività vegetativa, si zollano le piante, in una bella giornata di sole, dopo aver tagliato i fusti a 10/12 cm dalla base. 

Ricordarsi di contrassegnare ogni ceppo con un'etichetta che riporti il nome della dalia. 

Scuotere i ceppi per far cadere la maggior parte della terra. Esporli per qualche giorno all'aperto o in un locale ben aerato e asciutto per farli asciugare. Quindi ripulirli ed eliminare le radici rotte o danneggiate. 

Conservarli in un locale asciutto e freddo, dove la temperatura invernale non scenda sotto lo zero, riposti in cassette frammisti a sabbia asciutta o torba. Evitare che un'atmosfera troppo secca o calda causi un eccessivo avvizzimento dei tuberi. 


PIANTE ESTREMAMENTE RESISTENTI AL SECCO

Acanthus mollis
Artemisia x 'Powis Castle'
Buddleja 'Lochinch'
Campsis x tagliabuana 'Mme Galen' 
Caryopteris x clandonensis 
Ceratostigma plumbaginoides
Coronilla glauca
Dorycnium hirsutum
Elaeagnus x ebbingei
Erigeron karvinskianus
Euphorbia characias
Gaura lindheimeri
Hedera helix
Jasminum mesnyi (Syn. J. Primulinum)
Lonicera japonica 'Halliana'
Miscanthus sinensis 'Gracillimus'
Nepeta x faassenii 'Six Hills Giant'
Perovskia atriplicifolia 'Blue Spire'
Phillirea angustifolia
Phlomis fruticosa
Rosmarinus officinalis repens
Solanum jasminoides 
Stipa tenuifolia
Thymus serpyllum'Album'
Trachelospermum jasminoides
Tulbaghia violacea
Verbena bonariensis
Vinca major 


PIANTE TOLLERANTI MEZZ'OMBRA O OMBRA IN TERRENO SECCO

Acanthus mollis
Akebia quinata
Buxus sempervirens
Ceratostigma plumbaginoides
Hedera helix
Helleborus argutifoliusss
Liriope muscari
Lonicera fragrantissima
Philadelphus coronarius
Phyllirea angustifolia
Trachelospermum jasminoides
Viburnum tinus
Vinca major 
Vinca minor
Viola corsica